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Futuro delle politiche di coesione dopo 2020, al 7° forum europeo la Snai indicata come una buona prassi

Creato il:  3 Luglio 2017

predisporre il quadro post-2020 relativo ai Fondi strutturali e di investimento europei e le sfide che attendono la politica europea per una economia più inclusiva, competitiva e resiliente. Nel corso del settimo forum europeo (Bruxelles 26-27 giugno) l'ex ministro Barca, nel suo intervento, ha confermato la ribadito la necessità delle regole in vigore e la necessità di eliminare gli ostacoli di natura politica per superare le nuove divisioni a favore dell’inclusione. Come già avviene, di fatto, nell'attuare la Strategia nazionale per le aree interne. 

Le norme in vigore, mettendo in primo piano “i luoghi”, rendono possibile percorrere questa strada, ma ci sono ostacoli di natura politica.  La Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) in attuazione in Italia è uno dei casi in cui le barriere politiche sono state superate e in cui il protagonismo delle comunità locali rappresenta un elemento essenziale; un programma di interventi nato all’interno dell’attuale quadro normativo europeo per garantire sviluppo e servizi essenziali di qualità ai centri minori del Paese attraverso la costruzione di relazioni tra centro, regioni e compagini locali.  Il nuovo approccio orientato ai luoghi della politica di coesione, definita dal processo di riforma del 2013, ha conferito un ruolo di primo piano alle autorità locali per innescare processi di crescita nei territori sotto la supervisione della Commissione che, come uno” spettatore equo e imparziale” deve esercitare il controllo pubblico ostacolato spesso dagli interessi localistici. Ne dovrebbe discendere una politica di coesione come tratto distintivo europeo, in grado di superare le nuove divisioni e di garantire una vera inclusione delle e fra le persone nei territori.

La SNAI in Italia, alcuni progetti Ue realmente orientati ai luoghi e altri strumenti di integrazione territoriale hanno interpretato le nuove regole della coesione, promuovendo il rafforzamento delle autorità e dei partenariati locali, ma per l’ex ministro si tratta di casi rari. Solo il 9% dei fondi sono stati allocati per strategie territoriali integrate. Principali nemici di tale approccio sono la scarsa propensione a delegare la gestione delle risorse a livello locale, la frammentazione dei fondi per la coesione e il loro governo a Bruxelles.  Le regole, dunque, ci sono e sono buone, in grado di attuare l’approccio “place based”, ma è necessario per Barca una volontà politica chiara e un Fondo per la coesione unificato.

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Data pubblicazione: 
Giovedì, 13 Luglio, 2017 - 12:29