Recensione a cura di Gianluca Cepollaro
Il titolo dell’ultimo libro di Ugo Morelli potrebbe forse trarre in inganno. “Incertezza e organizzazione. Scienze cognitive e crisi della retorica manageriale” (Raffaello Cortina Editore, Milano, 2009), infatti, potrebbe richiamare ad una di quelle mode editoriali che da qualche tempo affollano gli scaffali delle librerie proponendo l’ennesimo ricettario per orientarsi rispetto alla crisi dei paradigmi tradizionali attraverso i quali abbiamo interpretato il lavoro e le organizzazioni. Mi riferisco a molti testi che si propongono di approfondire le prassi manageriali nel tentativo, scomposto e maldestro, di configurare le imprese come se fossero una specie di grande scatola che il manager deve cercare di riempire orientandole al raggiungimento di obiettivi per lo più immediati. Mi riferisco anche a quelle analisi che riconosciuta l’innegabile esistenza dell’incompletezza e dell’incertezza nella vita organizzativa le tratta come una sorta di nebbia, passeggera e provvisoria: certo, l’orizzonte di visibilità è ridotto ma prestate le giuste precauzioni niente impedisce sostanzialmente la navigazione tradizionale. Nulla di tutto questo e, soprattutto, nessun occhiolino all’idea di crisi tanto in voga. Morelli è sempre stato, per fortuna, lontano da queste prospettive. Anzi, capovolgendo quello che potremmo definire un assioma delle retoriche manageriali che vede nell’incertezza una caratteristica episodica ed eccezionale, l’autore parte dal considerare l’incertezza come costitutiva ed ineliminabile della vita organizzativa per mettere poi fortemente in discussione una visione prescrittiva e deterministica, purtroppo oggi ancora predominante, di pensare il lavoro organizzato.