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LA“SFIDA” DELLA QUALITÀ NELLA FORMAZIONE SULLA MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE: CRITICITÀ E PROSPETTIVE

Creato il:  10 Marzo 2014


 
FORMAZIONE&CAMBIAMENTO N. 82 MARZO - APRILE 2014
 
di Stefano Cera*
 
E' più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere (Alberto Hurtado)
 
L'introduzione del d.lgs. 28/2010 (in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali), recentemente modificato dalla L. 98/2013 (di conversione del c.d. "Decreto del fare") e, soprattutto, il successivo D.m. 180/2010 hanno "rilanciato" (per non dire posto all'attenzione generale, dati dagli alti numeri di partecipanti ai corsi) il tema della formazione in un settore che fino a quel momento era rimasta patrimonio - pressoché "esclusivo" - di pochi professionisti, soprattutto avvocati e commercialisti, per i quali l'attività di formazione non costituiva l'attività prevalente.

 

1. Un rapido excursus della normativa sulla formazione nella mediazione civile e commerciale

 

Anche se, in effetti, nel corso degli anni il tema è stato oggetto di attenzioni, soprattutto da parte della normativa europea. Infatti, già il Libro Verde (2002) aveva sottolineato che una solida formazione fosse la premessa necessaria per la conoscenza delle tecniche delle c.d. Alternative Dispute Resolution (ADR). Inoltre la Direttiva comunitaria 2008/52/CE ha ribadito l'importanza della formazione dei mediatori, considerandola il mezzo necessario per arrivare a una piena efficacia dei procedimenti, in linea con quanto precedentemente riportato nel Codice europeo di condotta dei mediatori (2004) che, all'art. 11, ha focalizzato l'attenzione sulla necessità di aumentare le competenze e la conoscenza del procedimento da parte di chi svolge attività di mediazione.

Per quanto riguarda invece la normativa italiana, già l'art. 4.4.a del regolamento 222/2004 aveva disciplinato i requisiti professionali dei conciliatori: infatti, con l'eccezione rappresentata dai c.d. "conciliatori di diritto" , per tutti gli altri era necessario il possesso di una specifica formazione, ottenuta attraverso la partecipazione a corsi di formazione tenuti da enti pubblici, università o enti privati accreditati. Il risultato fu la proliferazione dei conciliatori con anzianità "quindicennale" (molti dei quali - per la verità - con scarsa conoscenza delle tecniche di negoziazione), con evidenti e pesanti conseguenze sulla qualità dei procedimenti. 

 

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*Responsabile scientifico e formatore accreditato dal Ministero della Giustizia per i corsi sulla mediazione civile e commerciale; Partner di Action Training Network srl; Consigliere AIF (Ass. Italiana Formatori) Lazio; Mediatore.

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Data pubblicazione: 
Giovedì, 13 Luglio, 2017 - 12:28