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La formazione dei dipendenti pubblici tra riforma e manovra

Creato il:  6 Maggio 2011

di CLAUDIA CICHETTI*

La formazione non ha prezzo si dice. Non ha prezzo perché spesso non viene retribuita, vedi l’esempio negativo di molti stage, ma non ha prezzo anche perché si tratta di una fase preziosissima nella carriera di un lavoratore, sia esso appena assunto, che va orientato rispetto al lavoro da fare, sia esso un dipendente da riqualificare.
Di formazione si parlerà nel corso dell’evento ”La formazione dei dipendenti pubblici tra riforma e manovra: come gestire e condividere la conoscenza in modo snello ed efficace", nell’ambito di Forum PA. All’evento parteciperà, tra gli altri, il Presidente di FormezItalia Secondo Amalfitano. Ed è proprio sulla formazione che FormezItalia punta come leva di qualità della P.A., sulla qualità del capitale umano sia per la riqualificazione che per l’accesso alla P.A.. Ne è un esempio il nuovo modello di concorso, quello sperimentato al comune di Napoli dove, dopo l’assunzione di tutti i 534 posti messi a bando, sono in corso le attività di formazione d’aula: una settimana d’aula e tre di lavoro presso il comune. La “produttività” del capitale umano che opera nel settore pubblico è un’altra questione importante. Gli sprechi di cui spesso si parla saranno minori nel momento in cui lo Stato valorizzerà e utilizzerà al meglio le energie di cui dispone.
La P.A., con i suoi 3 milioni e mezzo di dipendenti, è la più grande azienda del nostro Paese. La riforma Brunetta, che muove proprio dall’esigenza di moltiplicare la produttività, sta portando ad un profondo cambiamento nello spirito e nei metodi di lavoro: al posto della procedura e quindi della burocrazia come stereotipo, la qualità della prestazione nell’interesse del cittadino che per la prima volta, agli occhi del Legislatore, diventa “un cliente”. Al centro dell’attenzione c’è necessariamente il capitale umano, sia dal punto di vista dell’accesso al lavoro pubblico sia della mobilità delle risorse. Accesso e mobilità. Sono due punti-chiave del lavoro che stiamo svolgendo. Per ciò che riguarda l’ingresso, abbiamo risanato in modo decisivo l’impianto tradizionale del concorso pubblico, sovente coperto da discredito per la sua non sufficiente trasparenza e quindi per la sua incapacità di seguire criteri di meritocrazia
Il nostro modello parte dal sistema RIPAM, patrimonio del Formez, che è stato arricchito dalla partnership con l’Università Bocconi di Milano. E siamo subito usciti dalla teoria, cimentandoci con un’impresa di grande complessità: un concorso-corso per il Comune di Napoli trasparente e “de materializzato”. E in meno di un anno abbiamo avviato la fase formativa obbligatoria, che coincide con sei mesi di prova e prevede una valutazione finale prima di accedere al famoso “posto fisso”. Il tutto senza costi aggiuntivi per l’ente.
Stiamo lavorando per un format unico nazionale di concorso da proporre a tutte le p.a., che oltre a garantire celerità, trasparenza ed economicità delle procedure, fornisca assistenza alle amministrazioni anche nella gestione delle procedure di mobilità. Il risultato sarà una banca dati nazionale on line di tutto il personale interessato all’accesso nelle pubbliche amministrazioni (inclusi i vincitori di concorso o gli idonei non assunti) a cui le amministrazioni possano attingere.
Nello sforzo per regolarizzare la delicata fase di accesso al settore pubblico non ci sono paesi a cui ispirarsi, non ci sono modelli unici di riferimento. Possiamo dire, quindi, che stiamo lavorando ad un modello-Italia basato su trasparenza, efficienza ed economicità.

*FormezItalia

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Giovedì, 13 Luglio, 2017 - 12:27