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Peggiora la competitività economica di tutte le regioni italiane: pubblicato la terza edizione del rapporto UE

Creato il:  15 Marzo 2017

In Italia nessuna regione registra un valore positivo di competitività economica: complessivamente il Paese si trova nella parte bassa della classifica europea, insieme a Grecia, Malta, Cipro e gran parte dei paesi dell'Est, secondo i dati contenuti nel terzo rapporto della Commissione sull'indice di competitività regionale (RCI), uno studio che consente a 263 regioni dell'UE indicazioni utili per migliorare il loro rendimento economico.

La Lombardia, confermando una tendenza già registrata in passato, continua a essere la migliore regione italiana per competitività. Ma tra il 2010 e il 2016 si è registrato un deterioramento in quasi tutte le regioni italiane. Le eccezioni sono la Basilicata, il Molise, l'Umbria e le Marche, che hanno visto la loro posizione immutata, mentre Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta hanno registrato un miglioramento.

La novità di questa ultima edizione è il fatto di essere uno strumento web interattivo che consente un raffronto e un'analisi più dettagliati di ciascuna regione, sia rispetto alle sue omologhe in termini di PIL pro capite sia rispetto a tutte le regioni dell'UE. Gli utenti possono così individuare più facilmente la posizione in graduatoria della loro regione quanto a innovazione, governance, trasporti, infrastrutture digitali, salute o capitale umano. Lo strumento web è inoltre progettato per aiutare le regioni a individuare i loro punti di forza, le loro debolezze e le priorità di investimento ai fini della definizione delle loro strategie di sviluppo.

Lanciato nel 2010 e pubblicato con cadenza triennale, l'indice di competitività regionale permette alle regioni di monitorare e valutare il loro sviluppo nel tempo e a confrontarlo con le altre. L'RCI, che fa proprio l'approccio dell'indice di competitività globale del Forum economico mondiale, è la prima misurazione in grado di fornire una prospettiva europea sulla competitività delle regioni dell'UE.

L'indice di competitività regionale si basa sulle regioni statistiche NUTS 2 (classificazione comune delle unità territoriali per la statistica) e associa le regioni di livello NUTS 2 che fanno parte della stessa area urbana funzionale, in modo da riflettere appieno le competenze disponibili nel mercato del lavoro locale. Si compone di 11 pilastri che descrivono i diversi aspetti della competitività e permettono anche di valutare i punti di forza e le debolezze a livello regionale.

Questi sono classificati in tre gruppi: "pilastri di base", "pilastri dell'efficienza" e "pilastri dell'innovazione". I pilastri di base comprendono: 1) istituzioni; 2) stabilità macroeconomica; 3) infrastrutture; 4) salute; 5) istruzione di base. Si tratta dei fattori trainanti essenziali per ogni tipo di economia.

Man mano che un'economia regionale si sviluppa e accresce la propria competitività, entrano in gioco fattori correlati a una forza lavoro più qualificata e a un mercato del lavoro più efficiente, che rientrano nel gruppo dei pilastri dell'efficienza. Questi comprendono: 6) istruzione superiore, formazione e apprendimento permanente; 7) efficienza del mercato del lavoro; 8) dimensioni del mercato.

Allo stadio più avanzato di sviluppo di un'economia regionale, i fattori di miglioramento rientrano tra i pilastri dell'innovazione: 9) maturità tecnologica; 10) sofisticazione delle imprese; 11) innovazione.

Nel complesso, i risultati del 2016 sono in linea con quelli del 2013. Ancora una volta si osserva un modello policentrico con capitali e aree metropolitane forti che si distinguono come principali motori della competitività. In gran parte dell'Europa nordoccidentale sono visibili effetti diffusivi, molto meno evidenti nelle regioni a Est e a Sud. In molti casi si osservano ampie variazioni a livello nazionale, imputabili al fatto che la regione della capitale vanta prestazioni di gran lunga superiori rispetto alle altre regioni del paese.

Rispetto alle due precedenti edizioni, pubblicate nel 2010 e nel 2013, Malta e varie regioni di Francia, Germania, Svezia, Portogallo e Regno Unito hanno migliorato la propria posizione, mentre Cipro e alcune regioni della Grecia, dell'Irlanda e, più recentemente, dei Paesi Bassi hanno visto scendere il proprio punteggio. Nelle regioni orientali dell'UE la competitività è in larga misura rimasta stabile.

Sono peggiorate tutte le altre regioni italiane rispetto al 2013,  quando le regioni in tutto erano 262: il Piemonte si piazza 163esima, la Valle d'Aosta 177esima, la Liguria  167esima, l'Abruzzo 198esimo, Molise  209esima, Campania 228esima, Puglia  233esima, Basilicata 226esima, Calabria  235esima. La Sicilia si aggiudica il 237esimo posto, la Sardegna il 228esimo, la  provincia autonoma di Bolzano 160esima, la provincia autonoma di Trento 153esima, il Veneto 169esima, il Friuli Venezia Giulia 162esima, l'Emilia-Romagna 157esima, la Toscana 172esima,  l'Umbria 175esima, le Marche 180esime, Lazio 156esimo.

 

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Data pubblicazione: 
Giovedì, 13 Luglio, 2017 - 12:29