Home > Notizie > Sicurezza e organizzazione. Ricerca e formazione per la sostenibilità della vita organizzativa. Kaneklin, C. e Scaratti, G. (a cura di), Raffaello Cortina, Milano, 2010

Sicurezza e organizzazione. Ricerca e formazione per la sostenibilità della vita organizzativa. Kaneklin, C. e Scaratti, G. (a cura di), Raffaello Cortina, Milano, 2010

Creato il:  10 Gennaio 2011

Testata Formazione e Cambiamento

Recensione a cura di Laura Galuppo

Con l’avvento del Decreto Legislativo 81/08 la sfida per gli psicologi del lavoro e delle organizzazioni è indubbiamente quella di confrontarsi con il tema della sicurezza e del rischio psicosociale. La questione in gioco non è tanto se occuparsene – questione dalla risposta scontata, pena il rimanere esclusi da una delle più feconde e ricche tradizioni di ricerca e di intervento della disciplina, oggi; la questione, che appare senz’altro più critica e meno “pacifica”, è sì di occuparsene, ma come.

Sulle modalità attraverso cui trattare il tema della sicurezza, connesso a quello della qualità della vita, della salute e del benessere organizzativo, sono negli ultimi anni fioriti numerosissimi contributi. Per alcuni autori, l’impegno si concentra in pratiche valutative e certificatorie delle tipologie e dell’intensità del rischio (psicosociale) e delle forme di disagio al lavoro (stress, burnout, mobbing) presenti nelle organizzazioni. Per altri l’obiettivo è anche proporre modelli di prevenzione e di trattamento di tali forme di malessere e disagio, che assumono i tratti di interventi clinici e focalizzati sul singolo, a volte; altre volte di interventi di sensibilizzazione, di empowerment, di motivazione ad assumere nuovi comportamenti organizzativi, che siano meno rischiosi e più sicuri.

L’opzione presentata nel volume “Sicurezza e organizzazione” si discosta fortemente da questi filoni di studio. Gli autori del testo dichiarano infatti di volersi occupare e pre-occupare della questione sicurezza entro le organizzazioni sociosanitarie, secondo una logica che implichi, a diversi livelli, un andare oltre:

- andare oltre lo sforzo, limitato nel tempo e nell’efficacia, di intervenire nelle organizzazioni solo per consentire una adeguata e rigorosa valutazione dello stress e del rischio psicosociale. Tale forma certificatoria, spesso l’unica richiesta dalle aziende, sembra infatti soffocare la possibilità di lavorare per problemi e per progetti, spostando l’attenzione su una corsa alla misurazione, allo standard, all’oggettività fotografica, che spesso produce rapporti “indigesti” e difficilmente utilizzabili dai datori di lavoro per intervenire realmente in ottica preventiva.

- andare oltre forme di ricerca e di intervento di tipo addestrativo e prescrittivo, in favore di una formazione “pertinente”, non scissa da problemi e contesti, che parta dalle rappresentazioni e dalle concrete pratiche lavorative per accompagnare una loro revisione e “messa in-sicurezza”.

-andare oltre l’aula, anche, avvicinandosi alle concrete e quotidiane situazioni di lavoro, a ciò che abitualmente si fa e ai significati che le persone attribuiscono al proprio agire, quando (e mentre) prestano attenzione ad un malato, partecipano alle riunioni di equipe, rispondono alle domande delle famiglie dei pazienti, ecc; aiutandole a toccare e a riflettere collettivamente intorno ai modelli interni di rappresentazioni e di valori, radicati (embedded) nelle pratiche quotidiane; ricostruendo conoscenze implicite e in uso al fine di promuovere un organizzarsi in-sicurezza che consenta un vero e praticabile apprendimento collettivo.

-andare oltre, infine, al concetto stesso di sicurezza, verso un nuovo costrutto, quello di sostenibilità della vita organizzativa, che parla del fatto che la sicurezza e la qualità della vita lavorativa nelle organizzazioni sono al crocevia di un difficile equilibrio tra richieste, interessi, valori spesso conflittuali e contrastanti: il valore dell’efficienza e della produttività vs. quello della tutela delle risorse sociali; il valore del budget vs. quello della qualità del servizio; il valore del innovazione vs. quello della continuità… Entro questa cornice, la sfida principale pare dunque quella di rendere tali “bilanci” sostenibili, ossia in grado di consentire alle persone e alle organizzazioni stesse non solo di sopravvivere, ma anche di rigenerarsi e di crescere nel futuro. Di non compromettere, cioè, la sopravvivenza e lo sviluppo proprio, ma nemmeno quello delle generazioni che verranno. In questa epoca di difficili “bilanci” da costruire e da mantenere, la questione della sicurezza diviene quindi una voce importante ma la cui tutela pare subordinata alla necessità di occuparsi in modo più esteso della qualità del rapporto tra individuo ed organizzazione. Rapporto la cui sostenibilità appare oggi la sfida più forte e stringente, pena il trovarsi nel mezzo di un imbarazzante “paradosso”: quello per cui mai come nel tempo attuale le risorse umane sono considerate capitale strategico per le aziende, ma anche sono oggetto di veri e propri abusi, maltrattamenti, malesseri entro i propri contesti lavorativi (basti pensare ai dati relativi agli infortuni, alle forme di disagio e mobbing, al dilagante senso di precarietà e insicurezza sul lavoro…).

Entro la cornice di queste opzioni, dunque, il volume a cura di Kaneklin e Scaratti ripercorre alcuni anni di studio e di intervento sui temi della sicurezza, qualità e sostenibilità della vita lavorativa. A partire da un percorso di ricerca promosso dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul lavoro, vengono dunque affrontate le problematiche organizzative connesse alla progettazione e alla sperimentazione di nuove logiche di azione formativa negli ambiti sopra descritti, raccontate secondo uno stile che molto si discosta da quello di un tradizionale “manuale”. Dopo aver approfondito le cornici teoriche di riferimento, infatti, gran parte del testo è infatti dedicato alla presentazione di alcune concrete esperienze formative, messe in campo in servizi sanitari e sociosanitari del nord e del centro Italia, descritte con un taglio fortemente narrativo, presentate come resoconti di pratiche sul campo.

Tali esperienze si configurano come veri e propri cantieri di idee, ipotesi, repertori di azioni, che possono incontrare l’interesse di un pubblico ampio di accademici e di professionisti, dirigenti di aziende sanitarie, formatori e consulenti, e studenti. Di quanti, in altre parole, siano interessati a raccogliere la sfida di andare oltre la retorica della sicurezza, per una ricerca e formazione che servano, che appaiano praticabili e realmente al servizio di un organizzarsi sicuro e sostenibile.

Area tematica: 
Tipo di Contenuto: 
Data pubblicazione: 
Venerdì, 14 Luglio, 2017 - 18:37