di MAURIZIO COGNETTI*
Sette innovazioni di metodo e tre opzioni strategiche. E’ su questo doppio binario che si gioca la partita per la nuova programmazione europea 2014-2020 dopo i risultati, con più ombre che luci, dell’attuale ciclo di spesa dei fondi strutturali. Le proposte di Regolamento della Commissione Europea, e lo stretto legame Fondi - Strategia Europa 2020, rappresentano sicuramente una decisa spinta al cambiamento nel funzionamento delle pubbliche amministrazioni e richiedono un “nuovo” modus operandi fortemente rivolto all’integrazione fra obiettivi e risorse. Il rafforzamento della capacità istituzionale, di conseguenza, assume un valore sempre più decisivo per poter aderire pienamente allo slancio innovativo offerto dall’evoluzione dei fondi strutturali.
Partire dai risultati attesi, misurabili e legati ad un effettivo miglioramento della qualità della vita dei cittadini, e dalle azioni circostanziate e ben calibrate per ottenerli: è questo, in sintesi, il principale cambio strategico per le politiche di coesione del futuro. Ma non il solo e unico. Il binomio risultati-azioni, infatti, si accompagna al rispetto dei tempi degli interventi, al coinvolgimento del partenariato in tutte le fasi della programmazione, alla massima trasparenza, alla valutazione d’impatto e alla funzione di presidio nazionale di orientamento delle politiche. Tutti tasselli di una profonda innovazione metodologica su cui si impronta la nuova programmazione, così come il documento di apertura del confronto pubblico “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”, presentato lo scorso dicembre dal Ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Documento che identifica, altresì, in Mezzogiorno, Città e Aree Interne le tre opzioni strategiche del futuro.
Essere all’altezza di questo “cambio di passo”, ragionare in termini di riscatto della qualità dell’azione pubblica - e quindi di valutazione pubblica aperta - richiede necessariamente alle nostre amministrazioni sia un rafforzamento della governance che la capacità di attuare una programmazione integrata e condivisa, legata anche a processi di innovazione organizzativa. Basti solo pensare, in questo senso, alla forte spinta verso una programmazione “congiunta” tra FESR e FSE, alla sottolineatura del coinvolgimento del partenariato, al concetto di concentrazione delle risorse, alle “condizionalità ex-ante”: tutti elementi sostanziali contenuti nelle nuove regole dei fondi strutturali.
La particolare attenzione riservata dalle proposte della Commissione al rafforzamento della capacità istituzionale è, del resto, nei fatti. E’ uno degli 11 obiettivi tematici, o aree d’intervento, individuati in sede europea e ne è stato sottolineato, oltretutto, il suo carattere trasversale rispetto a tutti gli altri obiettivi. Ed è proprio in questa fase - nel lavoro di confronto tecnico-istituzionale dei Tavoli tecnici e nel processo di definizione dell’Accordo di Partenariato, lo strumento con cui ogni Stato membro concorda con l’Ue la strategia di impiego dei fondi comunitari 2014-2020 - che si stanno delineando le azioni “di sistema” di miglioramento della capacità amministrativa. Un filo rosso che dovrebbe unire e accompagnare l’insieme di tutti gli specifici interventi settoriali delle future politiche di coesione.
E’ questo il tema dell’evento che si terrà il prossimo 30 maggio a Roma, nell’ambito del Forum PA e che rientra nelle attività di networking del progetto Capacity Sud, realizzato da Formez PA su incarico del Dipartimento della Funzione Pubblica.
* Progetto Capacity SUD