La Commissione europea ha inviato l’11 giugno una raccomandazione “non vincolante” ai Paesi membri, al fine di sollecitare, entro breve tempo, l’introduzione o il miglioramento di meccanismi di ricorso collettivo per tutelare e garantire l’effettivo accesso alla giustizia ed instaurando allo stesso tempo, le relative garanzie processuali per evitare abusi del contenzioso.
Punto centrale della raccomandazione è garantire un approccio orizzontale e coerente ai ricorsi collettivi dell’Unione europea, senza intervenire sugli ordinamenti degli singoli Stati membri, per permettere a cittadini e imprese di far valere i diritti conferiti dal diritto dell’Unione europea in caso di violazione.
La Commissione europea ha definito una serie di principi comuni, non vincolanti, relativi ai meccanismi di ricorso collettivo negli Stati. I meccanismi di ricorso nazionali dovrebbero essere accessibili, in particolare nel campo della protezione dei consumatori, concorrenza, tutela dell’ambiente e servizi finanziari.
Il ricorso collettivo è un meccanismo processuale che consente di riunire in un’unica azione in giudizio varie controversie individuali attinenti al medesimo caso. Si tratta di un argomento molto complesso ed ampio, che comprende sia provvedimenti di natura inibitoria (azioni il cui scopo è ottenere la cessazione di un comportamento illecito) sia di natura risarcitoria (azioni finalizzate al risarcimento dei danni causati).
La raccomandazione della Commissione europea invita, quindi, tutti gli Stati membri a dotarsi di sistemi nazionali di ricorso collettivo definendone i principi su cui dovrebbero basarsi:
- gli Stati membri dovrebbero avere un sistema di ricorso collettivo che, in situazioni in cui un gran numero di persone è danneggiato da una stessa pratica illecita, consenta alle persone fisiche e giuridiche di ottenere provvedimenti giurisdizionali inibitori nei confronti delle violazioni dei diritti loro conferiti dalle norme dell’UE (cosiddetti “provvedimenti di natura inibitoria”) e di chiedere il risarcimento dei danni causati da tali violazioni (cosiddetti “provvedimenti di natura risarcitoria”);
- gli Stati membri dovrebbero adoperarsi affinché i procedimenti di ricorso collettivo siano giusti, equi, tempestivi ed economicamente non proibitivi;
- i sistemi di ricorso collettivo dovrebbero fondarsi sul principio di “opt-in”, secondo il quale la parte ricorrente si costituisce mediante assenso direttamente espresso dai partecipanti. Qualunque eccezione a detto principio, ex lege o prevista dal giudice, dovrebbe essere debitamente giustificata da motivi di buona amministrazione della giustizia; al contempo, la raccomandazione insiste sull’importanza di informare i potenziali ricorrenti che volessero aderire all’azione collettiva;
- la Commissione raccomanda garanzie processuali solide che assicurino l’assenza di incentivi all’uso abusivo dei sistemi di ricorso collettivo. Gli Stati membri dovrebbero ad esempio vietare il riconoscimento di onorari in percentuale all’importo recuperato nella causa (cosiddetti “contingency fees”) che rischiano di incentivare gli abusi. Inoltre, i soggetti che rappresentano i ricorrenti non devono avere scopo di lucro, al fine di assicurare che il loro intervento sia dettato dagli interessi di coloro che sono stati lesi in situazioni di danno collettivo. Un altro mezzo per evitare l’abuso del contenzioso è vietare il riconoscimento di risarcimenti detti “punitivi” che solitamente fanno lievitare gli interessi economici in gioco in questo tipo di azioni. Il risarcimento dovrebbe invece essere assegnato ai singoli una volta che il giudice ha accertato la fondatezza della loro pretesa;
- nel contenzioso collettivo il ruolo centrale dovrebbe essere svolto dal giudice, che dovrebbe gestire nel concreto la causa e verificare che non si producano abusi. Per i ricorsi collettivi europei la Commissione non ha escluso il finanziamento della causa da parte di terzi ma propone delle condizioni, in particolare attinenti alla trasparenza, per garantire che non si verifichi alcun conflitto d’interessi;
- la raccomandazione promuove anche la risoluzione alternativa delle controversie, chiedendo che questa possibilità sia offerta alle parti su base consensuale.
“Gli Stati membri dell’Unione europea hanno storicamente tradizioni giuridiche differenti tra loro in materia di ricorsi collettivi e la Commissione europea non intende modificarle, bensì rispettarle. Questa iniziativa ha lo scopo primario di formare maggiore coerenza laddove è in gioco il diritto dell’Unione – ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia”, per aiutare e migliorare la possibilità di accesso alla giustizia dei cittadini senza trasformarsi o basandosi sul modello statunitense delle “class action”.
Il Commissario per la Salute e la politica dei consumatori, Tonio Borg, ha aggiunto: “Quello compiuto oggi è un passo importante verso un quadro europeo per i ricorsi collettivi. Abbiamo invitato tutti gli Stati membri dell’UE a mettere a disposizione dei consumatori europei gli strumenti per far valere i loro diritti ed ottenere il risarcimento per i danni subiti a causa di violazioni del diritto dell’Unione. Gli Stati membri devono far sì che i procedimenti di ricorso collettivo siano giusti, equi, tempestivi e non siano economicamente proibitivi.”.
Per ulteriori informazioni
Raccomandazione:
http://ec.europa.eu/justice/newsroom/civil/news/130611_en.htm
MEMO/13/530
Homepage della Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza:
http://ec.europa.eu/reding
Homepage di Tonio Borg, Commissario per la Salute e la politica dei consumatori:
http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/borg/
Homepage del Vicepresidente Joaquín Almunia, Commissario per la Concorrenza:
http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/almunia/