FORMAZIONE E CAMBIAMENTO N. 78 LUGLIO - AGOSTO 2013
di Gianluca Cepollaro*
La sofferenza è un’esperienza che sempre più caratterizza la vita organizzativa. Perché essa è vissuta spesso con un atteggiamento di rassegnazione invece di essere associata a un’ingiustizia? Perché nelle organizzazioni rispetto alla sofferenza, anche quando essa si origina da relazioni di lavoro palesemente non orientate alla reciprocità, all’equità o alla correttezza, si genera un blocco dell’indignazione?
È questo forse il tema centrale di Preferisco i bignè al cioccolato, primo romanzo autobiografico di Irene F. giovane segretaria di direzione alla Nimmer SpA che, come recita il fondatore e proprietario, è una “realtà leader nel proprio settore, con margini di profitto in costante crescita, un modello esemplare di organizzazione interna e di impegno nell’innovazione e nella ricerca”. Ma dopo poco tempo, di un’esperienza durata complessivamente cinque anni che coprono il tempo della storia narrata, Irene inizia a rendersi conto che l’azienda, presso la quale sperava di poter realizzare le sue legittime aspettative professionali, non è quella decantata dalla comunicazione istituzionale e dai vuoti proclami del management. Nonostante un potente apparato retorico, che parte da un’attenzione esclusiva alla forma senza alcuna preoccupazione per la funzionalità dell’edificio e degli arredi per arrivare alla continua esibizione dello slogan dell’insostituibile e preziosa unicità di ogni “risorsa umana”, la Nimmer si rivela per la protagonista, ma anche per tanti altri, purtroppo un luogo di mortificazione e umiliazione.
(leggi tutto)