Recensione a cura di Paolo Musso
Dopo quarant’anni di attività di formazione, di lunghi periodi di aule aziendali e da vent’anni di aule universitarie, mi sono creato una sorta di pregiudizio sui libri riguardanti la formazione, il più delle volte rivisitazioni dei testi base e di “melting pot” di idee, concetti ed elaborazioni che nel mondo degli addetti girano da tempo in attesa che qualche collega di buona volontà le metta su carta a memoria di certi sviluppi dialettici non sempre costruttivi.Ho trovato in diversi libri spunti presentati come innovativi di cui avevo sentito parlare nelle “conferences” del Tavistock Institute di Londra a metà degli anni ’70 che sembravano in quel momento frutto di “menti fantasiose”.
Per cui ho cominciato a “sentire” la formazione come qualcosa di scontato, con la maggior parte delle aziende a fare una formazione di facciata, di una formazione “che non faccia male”: quante volte ho ascoltato i partecipanti esprimere valutazioni positive sui corsi appena frequentati con l’affermazione dell’utilità a imparare nuove cose anche se non direttamente legate alla propria specifica attività professionale: era in fondo un attacco ad anni di studi sull’andragogia che sottolinea come l’adulto sia orientato e disponibile a imparare ciò che ritiene utile e di cui sente il bisogno di conoscere: sulla base delle esperienze acquisite e con una motivazione mirata all’apprendimento.Sarà allora la carica umana di Rossella Martelloni, la sua coinvolgente voglia di scoprire cose nuove, la sua grinta e determinazione nel voler raggiungere gli obiettivi prescelti e, soprattutto, il suo desidero di condividere con gli amici il suo cammino di acquisizioni culturali, senza quel gusto solipsistico e autoreferenziale così presente in molte pubblicazioni, che mi ha spinto ad approfondire la lettura del suo libro, facendomi superare quel “bias” cognitivo che mi ricorda lo scambio delle figurine a scuola quando il mio più grande piacere era rappresentato dal non avere bisogno dei doppioni dei compagni: “tanti ce l’ho e nessun mi manca” .
Il libro “La formazione per il cambiamento verso una società digitale. Lo sviluppo della persona nella organizzazione estesa” potrebbe apparire un libro troppo ambizioso dove estensione e approfondimento esprimono la loro legittimazione caratterizzante: ma dopo la prima lettura si presenta la trama sottostante, appare il disegno “stereo-grammatico”, vi ricordate il “terzo occhio” di fine anni ’80, che armonizza le due impostazioni che , a prima vista, potrebbero apparire antitetiche.Il disegno generale è rappresentato da una cambiamento profondo che investe il rapporto tra gli attori del processo formativo, Committente - Formatore – Partecipante, dove le asimmetrie comunicative si assottigliano e si spostano i centri di potere a vantaggio di una “democratizzazione” culturale e di una condivisione dei propri fabbisogni formativi ottenendo così un accrescimento personale e lo sviluppo di un processo di consapevolezza che permette a tutti gli attori di trovare un significato, di dare un senso al proprio agire professionale.
Voglio sottolineare il valore di questo grande cambiamento culturale auspicato, che si può potenziare con gli strumenti e con i metodi di cui è ricca l’esposizione nel libro della Martelloni, ma che trova la sua origine e il suo start up nel desiderio di rinnovamento che dovrebbe animare noi formatori, nel perdere la certezza delle cose acquisite e nel lasciarsi andare in una dimensione di accettazione dell’insicurezza del quotidiano con i rischi connessi, ma nella prospettiva di lavorare per un futuro di cui siamo attori responsabili.
Il valore della ricerca della Martelloni sta nell’essere riuscita a cogliere alcuni fenomeni che stanno caratterizzando lo scenario evolutivo della formazione, fra cui la crescente ibridazione fra le varie metodologie ed approcci, sapendo individuare i rischi e le opportunità che ciò può comportare.Ma la sintesi caratterizzante del libro, il suo leit motiv, riguarda soprattutto la “rivoluzione della persona”, intendendo con questo la progressiva autodeterminazione della persona, che diventa sempre più autonoma per ciò che riguarda la progettazione del proprio percorso lavorativo, “caratterizzato da sempre maggiore discontinuità in termini di identità professionale”.
Concetto, quello dell’identità professionale, che viene esaminato in una logica evolutiva rispetto a quello di ruolo, e intorno al quale vengono delineati i primi riferimenti di quello che l’Autrice definisce un grande salto di paradigma che caratterizzerà i prossimi anni.Si tratta degli importanti cambiamenti nel rapporto persona-organizzazione, nel mercato del lavoro, nel concetto e del sistema delle competenze, nell’apprendimento, nel sistema educativo e in particolare della formazione manageriale. E collegato con questa discontinuità necessaria si apre il mondo del Web e quindi l’Autrice dà ampio spazio a una lettura del fenomeno digitale, orientando la sua analisi verso l’ambiente che sta caratterizzando sempre più il nostro sistema sociale e professionale.
Da qui il senso di quel “verso” nel titolo: un ponte da attraversare per affrontare quel cambiamento, per certi versi rivoluzionario, che sta spostando le chiavi di lettura tradizionali.L’attenzione si sposta verso la “socializzazione nell’ambiente digitale, nel quale non è solo l’organizzazione che si struttura a rete, ma è la persona che diviene essa stessa un nodo del Web”.Ed ecco l’interessante e nuovo spaccato di cui questo lavoro è permeato: la rivoluzione della persona nell’ambiente digitale, che viene letta, non in chiave tecnologica, ma come contesto antropologico e psico-sociale.Dalle pagine dei questo libro emergono alcuni fenomeni che possiamo definire “la psicologia della Rete”, che stanno caratterizzando sempre più i comportamenti delle persone, nella vita e nel lavoro.
Il senso di comunione, di condivisione, di collaborazione che caratterizzano la presenza delle persone nella Rete hanno fatto emergere nuovi strumenti organizzativi, come ad esempio la Social Network Analysis.I percorsi di apprendimento reticolari, ipertestuali e basati sull’intenzionalità del lettore, sviluppano personal learning environment e nuove modalità di apprendimento, che trasformano il concetto di “autorialità” in quella immensa memoria che ricorda tutto, quel luogo dell’intelligenza collettiva, che è appunto il Web.
Il libro della Martelloni, impreziosito da una acuta e profonda riflessione iniziale del professor Spaltro, è, dunque, uno stimolo a riflettere sul nuovo ruolo della formazione, a prendere in considerazione i fenomeni legati al mondo del Web e a tutti i cambiamenti connessi con lo sviluppo delle communities: è un appello agli amici e colleghi che si interessano di formazione a fare un salto nel futuro, ad avere il coraggio di cambiare paradigmi culturali, di sviluppare nuove ottiche interpretative in una sorta di superamento dei vincoli e condizionamenti prodotti dalla reiterazione di quanto fatto, che ci ricorda l’Ulisse dantesco che supera le colonne d’Ercole per andare, non verso l’ignoto, ma verso il nuovo: “… e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo”.
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Giovedì, 13 Luglio, 2017 - 12:27