di Cecilia Vedana
Verso una nuova legge per la comunicazione pubblica: giornalisti e comunicatori web, oltre a studiosi ed esperti di comunicazione, nonché esponenti politici e promotori delle policies si uniscono sul nuovo ruolo del comunicatore e sulle nuove competenze professionali emergenti. L’obiettivo è riorganizzare profondamente e rilanciare la comunicazione pubblica italiana, con una nuova redazione articolata in due profili e 5 funzioni distinte, e riconoscere i nuovi mestieri della comunicazione e del giornalismo web, digitale e social, anche creando comuni percorsi contributivi e contrattuali.
Il 20 marzo 2019 il tavolo degli esperti e dei comunicatori si è riunito presso AGCOM, in occasione dell’incontro promosso e organizzato da PA Social dal titolo “151: verso una nuova legge per la comunicazione pubblica”. Erano presenti tutte le principali sigle dell’associazionismo – oltre a PAsocial, la Ferpi e l’Associazione della Comunicazione Pubblica – gli istituti e le organizzazioni dei giornalisti – Fnsi, Gus e Inpgi – mentre la politica era rappresentata dall’on. Massimiliano Capitanio, autore dell’emendamento che punta a riunire nell’Inpgi giornalisti e comunicatori. A rappresentare le università, Mario Morcellini, presidente dei corsi di laurea in comunicazione e consigliere Agcom.
Francesco Di Costanzo, presidente PASocial, aprendo i lavori, ha sottolineato come il mondo sia cambiato, e come si renda necessario andare oltre la legge 150 del 2000 che istituiva uffici distinti e prescindeva da un web allora agli esordi. Erano infatti previsti un URP, un Ufficio Stampa, un Portavoce, che lavoravano in modo ben poco integrato. Oggi fare comunicazione prevede una capacità di lavoro molto più sintonizzato sui tempi veloci della produzione comunicativa social e sull’interazione con l’utente. Si deve andare quindi verso un nuovo modello organizzativo che, nella proposta di PASocial, prevede un unico Ufficio Comunicazione Stampa e Servizi al Cittadino. Il lavoro di informazione e comunicazione è inteso come servizio al cittadino, parte attiva e reattiva di un processo informativo sempre più in tempo reale. In questo scenario i giornalisti non sono solo più i professionisti della scrittura di articoli di informazione e approfondimento, ma informatori di nuova generazione che vivono e scrivono nel web e nei social. Insomma, si va verso professionisti con competenze differenti, che lavorano fianco a fianco. L’ onorevole Massimiliano Capitanio ha garantito che non solo l’emendamento-Inpgi sarà ripresentato, dopo un primo stop subito negli scorsi giorni, ma lui si farà anche portatore del percorso parlamentare della “legge 151”.
PASocial ha poi richiesto al Ministro Giulia Bongiorno di riservare, nell’ambito delle nuove assunzioni, previste nella PA, un 5% proprio a queste nuove figure di giornalisti e comunicatori pubblici, la cui professionalità va riconosciuta anche ai fini contributivi, cosi come discusso anche con i vertici dell’Inpgi e della Federazione Nazionale Stampa Italiana. Si tratta di una nuova sensibilità, che il Ministro ha espresso chiaramente in occasione dell’intervista, realizzata dal direttore comunicazione trasparenza di Formez PA Sergio Talamo: “Un ripensamento della normativa potrebbe essere utile – ha detto il Ministro - e su questo ho avviato una serie di approfondimenti per trovare nuove soluzioni. La legge attuale non tiene conto dei nuovi mezzi e dei nuovi obiettivi della comunicazione”.
Il valore aggiunto di questo incontro sta nella comune consapevolezza che la legge 150 del 2000 va profondamente riformata, anche se sono tutti concordi sul fatto che quella normativa ha gettato le basi non solo per il riconoscimenti del ruolo del giornalista pubblico e del comunicatore, ma anche per una sua ulteriore sua evoluzione. Mario Morcellini, uno dei padri della comunicazione pubblica in Italia, ha ricordato come una norma debba essere e capace di rigenerarsi rispetto a tempi in continua evoluzione: “Quei dubbi che oggi ci lasciano ancora senza risposta sono proprio i punti da inserire nelle nuove norme”, perché saranno i trampolini per il rilancio e l’aggiornamento di queste ultime.
Tra i vari interventi quello di Sergio Talamo, oltre che dirigente Formez, giornalista professionista e docente in comunicazione, giornalismo pubblico e trasparenza. Talamo ha insistito sul ruolo del comunicatore pubblico anche rispetto alla trasparenza, intesa come strumento di controllo del cittadino relativamente alla qualità dei servizi della PA. Si deve andare sempre più verso il valore dell’”etica della trasparenza” nella comunicazione e nella PA, e la trasparenza è lo strumento anche per arrivare ad un cittadino/utente attivo e soddisfatto. Comunicazione e trasparenza sono quindi “le ali” della PA che non possono essere disgiunte l’una dall’altra, a patto di rendere la trasparenza un mezzo di accountability prima ancora che di prevenzione della corruzione. Per queste ragioni, afferma Sergio Talamo, “non possiamo fare della trasparenza totale un altro club riservato ai giuristi e agli informatici, perché è uno strumento che va gestito dai professionisti della comunicazione”.