LUMSA, l’intervento di Talamo sulle nuove tecnologie: “Non bisogna avere paura dell’IA ma di chi non sa usarla”

27 maggio 2025
Talamo 27 maggio-

Il Direttore dell’area Comunicazione, relazioni istituzionali e innovazione digitale Formez, Sergio Talamo, è intervenuto al corso di formazione per giornalisti e comunicatori dal titolo: "Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori", che si è svolto a Roma, presso la Sala Giubileo dell’università LUMSA.

L’iniziativa, incentrata sull’analisi del messaggio di Papa Francesco a chi si occupa di comunicazione, è stata organizzata dall’Ordine dei giornalisti del Lazio, dall’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) del Lazio e dall’ Associazione WebCattolici Italiani (WeCa), in collaborazione con l’Università LUMSA, con l’Associazione Comunicazione e cultura Paoline Odv e con la Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) del Lazio e Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Lazio.

Si è discusso del messaggio di Papa Bergoglio, diffuso alcune settimane fa, in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2025, che la Chiesa celebra il prossimo 1 giugno. Parole poi riprese da Papa Leone XIV che, nell’udienza ai rappresentanti dei media convenuti a Roma per il conclave, svoltasi lo scorso 12 maggio, il lunedì successivo alla sua elezione al soglio pontificio, ha sottolineato: “Ripeto a voi l’invito fatto da Papa Francesco: disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio, purifichiamola dall’aggressività”.

Nel convegno si è parlato dell’importanza di mettere in evidenza gli episodi positivi della cronaca, a dispetto del fatto che oggi sembra che solo il male “faccia cassetta”, riprendendo la frase emblematica di Papa Francesco, rivolta ai giornalisti e a tutti gli operatori del mondo della comunicazione: “Vi incoraggio a scoprire e a raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca, a imitare i cercatori d’oro che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita. E’ bello trovare questi semi di speranza e farli conoscere”.

Ci si è confrontati anche sul rischio delle fake news, alimentate a volte dall’uso delle nuove tecnologie, come ad esempio l’intelligenza artificiale e, di conseguenza, dell’importanza per i giornalisti di lavorare al fact checking, di verificare la fonte delle notizie prima di pubblicarle. In particolare, ci si è soffermati su un altro passaggio del messaggio di Bergoglio, che consigliava di “non spegnere mai la luce della speranza anche quando si è costretti a parlare di fatti di cronaca nera, dei quali non si vorrebbe parlare”. “Dobbiamo guarire dalle malattie del protagonismo e dell’autoreferenzialità”, sottolineava ancora Papa Francesco, in quanto nella comunicazione è importante non chi comunica ma ciò che si comunica. Ci si è anche confrontati sul fatto che serve un giornalismo forte, nel senso che deve approfondire e cogliere le complessità degli eventi e non un giornalismo dalle parole forti. “Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare il mondo”, in sintesi è il messaggio di Papa Francesco, rilanciato da Papa Leone XIV, ai comunicatori, al centro del confronto, come base per quella che dovrebbe essere la missione principale di ogni giornalista, e cioè “quella di raccontare la realtà e di servire la verità”, “in un mondo che urla, la principale caratteristica del giornalismo è quella di essere mite”. 

Talamo, nel suo intervento, ha parlato del ‘tecno-ottimismo’ con l’avvento dell’era digitale, e cioè dell’importanza “di avere una visione fiduciosa in un’IA che dovremo rendere sempre più creativa ed etica”. Ha sottolineato l’importanza di sperare “sentimento molto bello, a cui spesso si contrappone quello della paura. Ma non bisogna avere paura delle nuove tecnologie. Anche alla luce del fatto che questo mondo, in realtà, ci appartiene da alcuni secoli, da quando è stata inventata la stampa a caratteri mobili, ed è per questo che dobbiamo tornare tutti ad essere nativi digitali. Le tecnologie non sono nocive”. Talamo ha aggiunto che, all’inizio, c’è sempre stata paura e diffidenza all’avvento delle nuove tecnologie, dall’invenzione della stampa, alla televisione, fino all’arrivo degli smartphone. Tutti strumenti visti pericolosi e dannosi, prima di entrare nell’uso comune”. 

“Io credo invece che dobbiamo avere una grande fiducia in queste tecnologie – ha sottolineato -   in primo luogo perché l’IA sbaglia ma molto meno di un essere umano e perché non è condizionata da pregiudizi. L’IA impara dai suoi errori, da se stessa, e migliora. Noi siamo ancora in grado di farlo? La novità sta anche nel fatto che l’intelligenza artificiale dice cose creative. E’ un pericolo, è un danno avere una macchina che ci aiuta a pensare? Quindi non dobbiamo fare l’errore di vietarla come abbiamo fatto per i social ma organizzare corsi per insegnare ad usarla”.

Per il direttore della Comunicazione del Formez “l’IA è una produttrice di dubbi e di nuove domande, ed evoca in questo la grande intuizione attribuita a Socrate: so di non sapere. Inoltre, la domanda che rivolgiamo all’IA, ci riabitua alla cortesia e alla chiarezza di idee e la tecnica del prompt, con cui noi facciamo domande a queste macchine, ci aiuta a conoscere quello che vogliamo e a saper creare un’interlocuzione che, a volte, non abbiamo più neanche con le persone”. Talamo si è poi soffermato sul fatto che nessuna macchina potrà mai eguagliare l’uomo “nella sua responsabilità. Se dobbiamo avere paura di qualcosa non è dell’IA ma di noi stessi e del modo in cui la usiamo”. 

“Nella Pubblica amministrazione noi abbiamo una possibilità di conoscenza e di dialogo spaventose – ha concluso Talamo – abbiamo degli strumenti che riducono il tempo di lavoro e il tempo di lavoro ripetitivo. Il Formez, infatti, ha sviluppato con il CSI Piemonte, Camilla, un assistente virtuale basato su IA generativa che risponde alle domande sui concorsi gestiti dall’istituto, che ha ricevuto in soli 6 mesi 50 mila domande ed è stata coinvolta in 14 mila chat. Abbiamo stimato che, attraverso Camilla, in un anno si risparmierà un milione di ore in tempo di attesa per i candidati ai nostri concorsi”.

“Concludo ricordando l’immagine di Papa Francesco, in quell’immagine solitaria sotto la pioggia, ai tempi del Covid, anche se noi, in realtà ci sentivamo tutti insieme con lui, grazie alla buona comunicazione che, quando è fatta con criterio, con deontologia e con amore, parla alle orecchie ma in realtà, arriva all’anima”.

L’iniziativa è a stata aperta dai saluti di Francesco Bonini, rettore dell'Università LUMSA, di Guido D'Ubaldo, presidente Ordine dei giornalisti del Lazio, di don Stefano Cascio, vice direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma e di don Paolo Padrini, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Tortona e consigliere dell'Associazione WebCattolici Italiani (WeCa).

Gli altri relatori intervenuti all’evento, moderato da Fabio Bolzetta, presidente dell'Associazione WebCattolici Italiani (WeCa) e da Maurizio Di Schino, presidente dell'Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) del Lazio, sono stati: Andrea Tornielli, direttore della Direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Roberta Feliziani, componente del Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Paolo Valente, vicedirettore della Caritas italiana, e suor Rose Pacatte,  fondatrice e direttrice del Pauline Center for Media Studies di Los Angeles.

Nel corso della mattinata si è svolta la cerimonia di consegna del ‘Premio Paoline 2025’ a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, “che ha saputo portare avanti nella comunicazione uno stile inclusivo e dialogante, rivolto alla valorizzazione del confronto delle idee, con un racconto improntato alla fedeltà del messaggio evangelico”, si legge nella menzione del premio. 

Aree tematiche:Comunicazione
Tags:AI