Sergio Talamo, direttore dell’Area Comunicazione, Relazioni istituzionali e Innovazione digitale di Formez, è intervenuto stamane nel corso della “Giornata della Trasparenza. Trasparenza e partecipazione, i pilastri di un governo aperto”, organizzata alla Fiera del Levante di Bari nell’ambito dell’attività del Polo formativo territoriale della SNA.
Talamo ha relazionato sul tema “La partecipazione pubblica e i suoi strumenti nell’era del digitale e dell’IA”, dopo gli interventi introduttivi di Roberto Venneri, Segretario Generale della Presidenza della Regione Puglia, Domenica Gattulli, Segretario Generale del Consiglio regionale, e di Rossella Caccavo, dirigente della Sezione Affari istituzionali e giuridici e RCPT della Regione Puglia.
“Veniamo da lontano, perché la trasparenza non è un meccanismo fra i tanti, ma l’anima della democrazia", ha affermato Talamo. "Il presidente Mattarella, nel suo insediamento alle camere riunite del marzo 2015, definì ospedali, scuole, musei, municipi, come il vero volto della Repubblica. Il messaggio era chiaro: non sono gli uffici e il back office a costituire il fulcro dell’attività pubblica, ma i luoghi in cui il cittadino incontra la pubblica amministrazione erogatrice di servizi e amica della sua vita quotidiana. Al centro, quindi, c’è il rapporto tra prestazione pubblica e utente/cittadino.
Ma oggi la trasparenza è diventata trasparente. Formale, burocratica e tecnocratica. E non più auspicata, come nell’epopea degli anni ‘10, ma temuta, come un’ispezione indebita nelle attività amministrative che porterà un aggravio di lavoro.
La trasparenza fu pensata sin dalle origini come leva della giustizia e della libertà. Nella nostra legislazione fece capolino con la 241/90, che però l’aveva intesa come facoltà limitata dall’interesse diretto, e infatti prevedeva un espresso divieto al controllo civico. Con il percorso iniziato nel 2009 e che portò al decreto 97 del 2016 (il FOIA, cioè l’accesso civico generalizzato), si superano tutte le leggi precedenti e si arriva alla scommessa di una trasparenza come motore del cambiamento condiviso della pubblica amministrazione.
Il percorso poi si è arenato in una prassi di adempimenti sempre più complessi, e di cui sempre meno si è voluta misurare l’efficacia in termini di interesse diretto del cittadino. Eppure vi sono stati dei momenti di consapevolezza che hanno cercato di invertire la rotta. La circolare 2 del 2017 diceva che nessun accesso può essere rigettato senza un dialogo collaborativo con l’utente. Nel 2020, mentre il Covid portava alla sospensione della trasparenza (quando invece sarebbe dovuto accadere il contrario), con la sentenza numero 10 del 2020 il Consiglio di Stato fissava il dovere di esaminare l’istanza anche se espressa genericamente o incerta fra 241 e decreto 97 del 2016.
Oggi serve un deciso cambio di passo. La nuova stagione, ben disegnata dal VI piano di open government, è basata su quella che definisco call to action permanente. La trasparenza deve diventare impulso all’intervento civico e quindi un’abitudine quotidiana: cosa non semplice, perché si tratta di un cambio culturale enorme. La trasparenza trasformativa è questa: non cosa pubblichi, ma perché lo pubblichi rispetto agli obiettivi di servizio, e in che modo accogli il mio desiderio di conoscere e partecipare attivamente al miglioramento delle politiche pubbliche. E in questo un ruolo importante può averlo il Social media e digital manager, figura approvata nello scorso maggio e di cui proprio ieri il ministro Zangrillo ha riferito in un question time alla Camera definendolo come un passo avanti decisivo nel rapporto fra pubbliche amministrazione, cittadini e imprese. Si sta ora lavorando sul profilo, che si estende alla gestione dell’IA, alla capacità di elaborare i prompt e alla gestione delle modalità di intervento di queste nuove tecnologie sui processi e sui prodotti. Perché se l’IA non è utilizzata bene, può avere un effetto contrario. Può automatizzare l’oscurità invece di favorire la trasparenza e l’efficienza. Pensiamo ai chatbot, una rivoluzione nei rapporti col cittadino: sono migliorati tantissimo a livello prestazionale, dunque necessitano di elevati livelli di trasparenza che consentano di alzare i livelli di partecipazione, condivisione e co-decisione. anche perché liberano tanti funzionari pubblici per un lavoro di fine tuning, di back office, che può contribuire ad alzare la qualità della prestazione.
Come cittadini siamo purtroppo abituati a essere passivi in tutto. Una trasparenza intesa come call to action permanente ci porta sul terreno giusto. La trasparenza non è uno strumento poliziesco, e non è neppure una concessione: è una relazione, e come tutte le relazioni esiste solo se qualcuno ascolta, risponde e interagisce. Se il cittadino riuscirà a non sentirsi più dall’altra parte di uno sportello – ha concluso Talamo -, la famosa Casa di Vetro di Filippo Turati diventerà ancora di più: un luogo che il cittadino sente come casa sua’’.